La lotta dei neri si espresse sia in forma violenta (anche se non divenne terrorismo): assalti alle stazioni di polizia, sabotaggi contro centri strategici sia sopratutto in forma non violenta: scioperi, atti di pubblica disobbedienza, marce di protesta e azioni di non collaborazione per rendere il paese ingovernabile. La repressione fu sempre durissima con massacri, arresti, torture.
Il 16 giugno 1976 centinaia di giovani manifestavano a Soweto contro l’introduzione nelle scuole della lingua afrikaans, contro il sovraffollamento delle aule, contro il degrado dei locali e delle attrezzature, contro l’uso illecito di punizioni corporali, contro le incursioni della polizia fin dentro le aule scolastiche. Le ribellioni si estesero in altre città ghetto e furono represse con una crudeltà feroce. Non si saprà mai il vero numero dei giovani massacrati, sia dai fucili che dai veicoli della polizia impazzita, sia nelle celle di tortura delle caserme.
Negli anni ’80 con l’inasprimento della legislazione segregazionista si intensifica la lotta anti-apartheid all’interno del Sudafrica. Nel Paese è quasi sempre in vigore lo stato di emergenza e cresce sensibilmente il numero delle vittime della repressione.